NAMIBIA On the road, dove la strada incontra l’infinito. Diario di viaggio e itinerario completo

DEADVELI NAMIBIA

Ero partita per un viaggio, ma ho trovato è un’ode alla vita, un quadro dipinto da un artista distratto che ha lasciato cadere i suoi colori più belli su una tela infinita. La Namibia mi ha accolta ad agosto, in una sorta di inverno/estate che ti costringe a dormire con il piumino e a stare in canottiera a mezzogiorno.

Ecco tappa per tappa i 14 giorni di un on the road che mi ha fatto sentire in modo chiaro, parafrasando il mio compagno di viaggio (e di vita), che “noi non siamo niente” di fronte all’immensità di questa terra. E fidatevi, è la sensazione più meravigliosa del mondo.

Questo che state per leggere è il primo dei due articoli dedicati al mio on the road in Namibia.  Contiene il mio itinerario giorno per giorno,  informazioni dettagliate e suggerimenti testati su lodge, hotel, ristoranti e attività imperdibili, ma anche un estratto sincero di emozioni e vita vissuta, un diario di viaggio per farvi sognare, immaginare la polvere rossa tra i capelli e il silenzio assordante del deserto. È il mio modo per portarvi con me, un chilometro per volta.

OK, MA LE INFORMAZIONI PRATICHE ? Se siete in cerca della parte più concreta e da “pianificazione”,  qui troverete una guida essenziale e super informativa con tanti consigli utili per affrontare un on the road in Namibia senza pensieri.

Ora però, chiudete gli occhi, prendete i pop corn e preparatevi a percorrere insieme a me chilometri di meraviglia: si parte!

DUNA 45 | SOSSUSVLEI | DESERTO DEL NAMIB

14 GIORNI IN NAMIBIA | TAPPA PER TAPPA

Mappa On the road NAMIBIA

NOTA PER IL LETTORE:

Cliccando sui nomi delle strutture (es. Utopia Boutique Hotel), sarete reindirizzati ai siti web utili per prenotazioni e maggiori informazioni.

Nei siti dei lodge trovate anche le sezioni dedicate alle attività organizzate direttamente da loro tra le quali scegliere – se volete – le esperienze che più vi piacciono.

Cliccando sui nomi dei ristoranti e delle società che organizzano escursioni, arriverete sulle pagine web ufficiali, dalle quali è possibile prenotare on line o trovare i riferimenti mail necessari.

⚠️ Come sempre nei miei “piccoli diari di viaggio”, ci tengo a sottolineare che tutte le strutture e i servizi che consiglio sono frutto di una scelta personale e di un’esperienza diretta. Nessuno mi ha retribuita per parlarne: sono semplicemente consigli sinceri che nascono dal fatto che le ho testate personalmente e mi sono trovata bene!

Giorno 1: Arrivo a Windhoek.  Scuola di sicurezza stradale 

Arrivo a Windhoek

Dopo 24 ore di voli e scali, Windhoek ci accoglie con un sole sfacciato e una “sorpresa” sul nastro bagagli: le nostre valigie miracolosamente scaricate a terra, cosa piuttosto normale un po’ ovunque nel Mondo, ma non qui. Il mio sguardo infatti si sposta rapidamente al banco dei bagagli smarriti, e lì noto che la quasi totalità dei passeggeri del nostro aereo fa la fila per denunciare la scomparsa della propria valigia. Baciati dalla fortuna – e terrorizzati dal possibile contrappasso dantesco che questo potrebbe comportare nei prossimi giorni – acquistiamo una SIM namibiana (la compagnia più nota e affidabile è la MTC) . Al momento del mio viaggio qui  non c’è nessuna e-sim disponibile per la Namibia e durante tutto il viaggio incontreremo pochissimi posti nei quali è possibile comprare una sim, quindi il suo acquisto in aeroporto è fortemente consigliato.

Al ritiro dell’auto – noi abbiamo prenotato con Europcar –  ci attende  un’epica “lezione di sicurezza stradale” in un piccolo container allestito a cinema , seguita da un esilarante balletto degli addetti per smontare la ruota di scorta da sotto la nostra auto e piazzarla nel baule. Effettivamente da soli non so se ci saremmo mai riusciti, quindi chiedergli di farlo per noi in modo da averla già comoda in caso di necessità è stata una buona idea. Così, con il nostro mega-gommone al seguito e un crick che confidiamo di saper usare, siamo pronti per partire.

Arriviamo nel centro di Windhoek stanchissimi, ma veniamo ripagati da un’ottima cena allo Stellenbosch Wine Bistrò. Mi godo un delizioso vino rosé sudafricano, sperando che la pompa di calore dell’Utopia Boutique Hotel che stanotte ci dovrebbe scaldare un po’ si degni di funzionare (spoiler: No).

Giorno 2: Sossusvlei, l’opera magnifica di un pittore distratto

Windhoek – Sossusvlei (Deserto del Namib) – 390 km

Innanzitutto una doverosa parentesi sulla colazione di stamattina: non è stato solo cibo, ma una vera e propria prova di pazienza. Tra un caffè espresso rigorosamente a pagamento e un french toast decisamente troppo unto, l’unica cosa indimenticabile è quel profumo di caminetto nell’aria fresca dell’alba. È inverno, ma è anche estate: una di quelle sensazioni contrastanti che si fissano nella memoria e diventano “Africa” nel senso proustiano del termine.

Il road trip verso Sossusvlei è pura poesia visiva. Il paesaggio è ai miei occhi l’opera di un pittore distratto che ha lasciato cadere colori a caso, creando montagne gialle e rosse a pois verdi per quasi 400 km. Ogni tanto, passa un pastore che ci sorride, seguito da adorabili  caprette da salutare.

Arriviamo all’Elegand Desert Camp Lodge, un luogo magico vicino Sesriem. Qui ci godiamo un light lunch sotto il sole e poi ci rilassiamo.

La nostra tenda è un sogno, con un patio che si apre su una steppa infinita e montagne dalle forme arrotondate. La notte si preannuncia fredda, e il tramonto da qui è incantevole. Ceniamo sotto le stelle con un ottimo filetto di manzo alla griglia. E domani, ci aspettano le dune!

Giorno 3: Deserto del Namib  – Duna 45 | Dead Vlei | Sesriem Canyon

Partiamo dalla fine: stanotte è San Lorenzo . Seduta sul pouf del nostro terrazzino, sotto un cielo stellato commovente, mi rendo conto che non ho bisogno di esprimere desideri, perché proprio oggi ne ho realizzati tantissimi.

La sveglia è stata all’alba, per arrivare al parco di Sossusvlei all’orario perfetto per le foto, quando il sole disegna ombre optical sulle dune. Purtroppo per colpa di Google Maps, che ci indica come gate di ingresso il cancello di un resort, siamo costretti ad una deviazione inutile che ci farà arrivare  in ritardo di qualche ora sulla tabella di marcia.

  1. Duna 45: La prima scalata. Una fatica bestiale, ma la vista dall’alto è magnifica e ripaga di ogni singolo passo affondato nella sabbia rossa. La fortuna di avere il vento freddo ci permette di arrancare senza sudare. Nelle scarpe, da svuotare, troverò circa 3 kg di sabbia.
  2. Dead Vlei: Dopo un esaltante e sabbioso tratto in 4×4, si lascia l’auto e si cammina per una ventina di minuti in un paesaggio surreale. E poi, eccola: una piana bianca con acacie nere, fossili millenari, circondate da dune rosse altissime che si stagliano contro al cielo azzurro limpido. È un quadro.
  3. Sesriem Canyon: Ultima, spettacolare sosta. Il canyon è scenografico, profondo e forse un po’ sottovalutato. Al nostro arrivo una famiglia di babbuini sta dando spettacolo sul tettuccio di un’auto parcheggiata. Se vi resta un po’ di tempo, non perdetevelo.

Consiglio logistico: gli ultimi chilometri per Dead Vlei sono solo per 4×4, non rischiate di impantanarvi! Se non avete un 4×4 potete lasciare la vostra auto al parcheggio e farvi portare da uno dei tanti servizi taxi  – più o meno ufficiali – che troverete sul posto.

Torniamo al lodge grati e già molto innamorati di questa terra. La nota a margine? Una notte di vento tragica, con raffiche talmente forti da far tremare il letto. Qualcuno ha dormito in macchina, qualcuno ha usato i tappi per le orecchie, dormendo comunque poco e male.

Giorno 4: Solitaire e la corsa verso l’Oceano

Sossusvlei – Solitaire – 140 km — Solitaire –  Swakopmund – 270 km

Nonostante la notte insonne, la missione non è rimandabile: oggi ci aspettano circa 350 km di guida su sterrato malmesso. Dobbiamo arrivare a Swakopmund entro le 15.00  per l’escursione in quad che abbiamo prenotato in anticipo.

La prima e unica sosta concessa è Solitaire, la famosa stazione di benzina “nel nulla”. Non c’è tempo per la celebre torta di mele, purtroppo alla Bakery c’è troppa fila, ma si fa un veloce pit stop per benzina, controllo gomme e fotografie. Ah, se avete voglia di una pizza, così, nel nulla del nulla, c’è anche la Pizzeria da Pasquale.

Il viaggio ci riserva due perle mozzafiato: il Gaub Pass e il Kuiseb Pass. Due passi di montagna che rompono la monotonia con colori da gelato variegato. Cime tonde, roccia nera e un verde brillante quasi fluo. Non ci fermiamo purtroppo, se non per qualche fotografia veloce, ma la bellezza ci travolge anche dai finestrini.

Arriviamo a Swakopmund alle 14.30. Ci accolgono un cielo nuvoloso, l’oceano arrabbiato e le dune dorate. Soggiorniamo all’hotel Luxury Suites: è molto confortevole, e  qui la pompa di calore (finalmente!) funziona.

Il pomeriggio è adrenalina pura: un giro in quad, un’ora di corsa sfrenata, su e giù per le dune a velocità folle. Posso giurare che sia stato il più bello della mia vita! (se interessa anche a voi, potete contattare Desert Exlporers )

La sera facciamo un giro in centro in questa cittadina affacciata sul mare che sembra un po’ Baviera, prima di goderci una cena all’Ocean Cellar, elegantissimo ristorante in stile marinaro. Calamari e gamberi al curry un po’ piccanti, ma deliziosi! Potete prenotare direttamente on line cliccando qui.

Giorno 5: Dove il deserto incontra l’Oceano

Walvis Bay (da Swakopmund a Walvis Bay – 35 km)

Di nuovo in piedi all’alba (ci stiamo facendo l’abitudine).  Direzione Walwis Bay, a 40 minuti da Swakopmund. Appena arrivati al porticciolo,  alcune foche ci salutano facendo capriole in acqua ed i pellicani se ne stanno in attesa sui pali del molo: è un posto magico!

  1. Al mattino facciamo un tour in catamarano fino a Pelican Point: fa freddissimo, ma coperte di pile, caffè e sherry ci aiutano. Navighiamo verso Pelican Point, spiaggia che è anche sede di una nursery di foche curiose e giocose. La cosa più bella per me è l’incontro ravvicinato con un pellicano che sale a bordo, si fa fotografare e mangia il pesce che gli offriamo. Riesco persino ad accarezzargli il sotto-becco morbido! Un’altra voce spuntata dalla lista delle “cose da fare almeno una volta nella vita” ! Concludiamo la gita in barca con l’assaggio di un’ostrica locale (c’è anche cotta, per i palati più timidi, come il mio).
  2. Sandwich Harbour: la seconda parte del tour è in 4×4 fino al punto dove le dune del deserto si buttano nell’oceano.  Percorrere la stretta lingua di sabbia (che scompare con l’alta marea) è emozionante, sogno di farlo sin dall’inizio del viaggio. Saliamo e scendiamo dalle dune fino a raggiungere il punto panoramico più alto. Da qui, la sabbia dorata, l’immensità dell’oceano che brilla e la laguna sottostante creano un quadro commovente, di quelli che solo la Natura sa dipingere.
  3. Per la nostra escursione ci siamo affidati a Sandwich Harbour 4×4. Per informazioni e prenotazioni, consultate il loro sito web.

Tornati a Swakopmund, il sole ha miracolosamente squarciato le nuvole, trasformando la città da “inglese nebbiosa” a una “Miami africana” con palme piene di luce. Ceniamo all’iconico The Tug, costruito su un pontile. Un tavolo con vista sull’Oceano in burrasca e pesce freschissimo: la Namibia continua a coccolarci.

Giorno 6: Spitzkoppe, il Cervino d’Africa

Swakopmund – Spitzkoppe – 160 km — Spitzkoppe – Erongo Mountains – 100 km

Lasciamo con sollievo il grigio umido di Swakopmund per dirigerci verso le Erongo Mountains, con una sosta che si rivelerà un altro colpo al cuore: lo Spitzkoppe.

L’accesso al parco è un piccolo rebus (segno che il turismo qui è ancora poco sviluppato), ma una volta trovata la reception, si apre un mondo indescrivibile. Montagne di granito rosso si susseguono in morbide sculture giganti. La valle è puntellata dal bush e da quell’erba giallo-verde che urla “Re Leone“.

Ogni fotogramma è la cartolina dell’Africa che ho sempre idealizzato. Ci avventuriamo fino a The Arch, l’arco di roccia rossa che incornicia la valle. Il contrasto tra il rosso e il cielo blu qui è semplicemente perfetto.

Proseguiamo per 1h30 fino all’Ai Aiba Lodge nelle Erongo Mountains. Nonostante la stanchezza, decidiamo di fare una  passeggiata guidata al tramonto. La nostra guida ci racconta aneddoti affascinanti sulla flora e fauna (serpenti che cambiano la pelle, piante del pepe usate come anti-zanzare, frecce avvelenate, cose così.. ) mentre ci arrampichiamo. In cima, la luce morbida del tramonto mi avvolge in un abbraccio pieno di gratitudine.

Giorno 7: Elefanti del deserto e storie di bushman

Erongo Mountains – Twyfelfontein (Damaraland) – 260 km

Lasciamo le Erongo Mountains dopo una colazione abbondante con una vista magnifica sulla valle. Appena usciamo dalla riserva, facciamo un incontro fortunato: quattro giraffe stanno banchettando dagli alberi di pepe a pochi metri dalla strada. Il loro portamento elegante e gli occhioni dolci sono un regalo inaspettato prima di affrontare le tre ore di sobbalzi sullo sterrato che ci separano da Twyfelfontein.

Arriviamo al Twyfelfontein Adventure Camp per l’ora di pranzo. La nostra “premium tent” è meravigliosa, con il suo arredamento stile coloniale e un’eleganza senza tempo. Dopo un pranzo leggero, partiamo con il 4×4 del lodge per un safari pomeridiano a caccia degli elefanti del deserto.

L’escursione si svolge nel letto di un fiume in secca. Il paesaggio del Damaraland è uno spettacolo indescrivibile: una prateria gialla sconfinata punteggiata da radi arbusti, incorniciata da montagne di granito rosso. Dopo una “lezione” illuminante sulle tracce lasciate dagli animali, e un divertente aneddoto sull’uso medicinale degli escrementi di elefante da parte dei bushman come cura per il mal di testa, finalmente li troviamo.

Sono esemplari meravigliosi, adattati a vivere in questa zona arida e per questo più piccoli dei cugini dell’Etosha, ma con le zampe eccezionalmente grandi. Si muovono con lentezza, prendendo le foglie con la proboscide. La nostra guida ci spiega che convivono pacificamente con l’uomo, senza predatori. Ci passano accanto tranquilli, quasi incuranti della nostra presenza. Osservarli è una gioia viscerale.

Torniamo al lodge per le 18, dove, dopo una doccia calda, la notte ci regala uno dei cieli stellati più belli del viaggio: stanotte, in questo buio, la Via Lattea è nitidissima e sembra darci la buonanotte.

Giorno 8: Memorie antichissime e nidi di scorpioni

Twyfelfontein – Vingerklip (Damaraland)  – 160 km

Iniziamo con una confessione: le notti in tenda, seppur suggestive, possono essere gelide. Mi sono puntualmente svegliata all’alba con il naso congelato, ma appena l’orologio ha segnato le 8, il sole ha trasformato il paesaggio in un paradiso luminoso e caldo.

La mattinata è dedicata alla storia:

  1. Twyfelfontein (sito UNESCO): questo sito ha incisioni rupestri antichissime. Una guida ci accompagna svelandoci il linguaggio dei nomadi cacciatori: la giraffa per la pioggia, l’elefante per l’acqua, le impronte di antilope come “presenza di cibo”. La cosa più curiosa? Le pozze d’acqua disegnate come cerchi con un puntino all’interno, sono identiche a quelle degli aborigeni australiani!
  2. Petrified Forest: qui si fa un viaggio a ritroso nel tempo. Tronchi di pino arrivati qui dopo l’era glaciale, hanno assorbito minerali e si sono pietrificati. Sono rocce a tutti gli effetti, ma sono anche alberi, con gli anelli e la corteccia perfettamente visibili. Un vero spettacolo.

Arriviamo infine all’Ugab Terrace Lodge a Vingerklip, un posto con una vista magnifica sul Damaraland. La sera ci facciamo convincere a partecipare a un’escursione guidata notturna alla ricerca degli scorpioni! Armati di torce UV (che li rendono fluorescenti), ci addentriamo nella savana nel buio più totale. Mentre una voce in testa mi sussurra: “Perché non abbiamo pensato prima che questa cosa è potenzialmente pericolosissima?” , incontriamo tre specie diverse di scorpioni (tutti dolorosamente velenosi, ma non mortali) e il ragno Baboon, peloso e irascibile. Un’esperienza divertente e un modo per digerire la cena sotto ad uno splendido cielo stellato.

Giorno 9: Etosha, il parco delle meraviglie

Vingerklip – Etosha National Park (Anderson Gate) – 200 km

L’alba da Vingerklip è spettacolare e ci accompagna verso la tappa più attesa: l’Etosha National Park. Adoro questo Paese: nessun cartello luminoso, nessun viale trionfale. Ti ritrovi nel parco Etosha quasi per caso! L’ingresso non si paga quando si entra, ma al primo rest camp (nel nostro caso, Okaukuejo), un dettaglio che devi intuire ovviamente da solo perché nessuno te lo dirà.

Sono tutti piccoli particolari che mi fanno sorridere, è un’ingenuità turistica che si può permettere solo un Paese che è ancora “non invaso” e mi sento privilegiata a poterne godere. Egoisticamente, confesso che spero proprio che non asfaltino mai nessuna strada, per preservare questa autenticità e questa pace il più a lungo a possibile.

Il Parco Etosha è un’immensa spianata piatta, un panorama sterminato che rende le pozze d’acqua veri e propri palcoscenici naturali. Nel nostro primo pomeriggio di self-drive incontriamo:

  • Una giraffa che beve con eleganza (nonostante siamo stati così imbranati da fare addirittura suonare l’allarme dell’auto…).
  • Elefanti che si spruzzano con la proboscide.
  • Antilopi, zebre, gnu.
  • Una leonessa che attraversa la strada con noncuranza
  • Un leone che dorme beatamente sotto un albero, indifferente al caos delle auto ferme ad osservarlo

Stanotte e domani alloggeremo al Toshari Lodge che si trova a soli 20 minuti di auto da Andreson Gate. 

Giorno 10: L’emozione del safari all’alba

Etosha National Park

Sveglia alle 5.30 per il safari guidato organizzato dal Toshari lodge. I poncho verdi antivento che ci consegnano alla partenza sono i nostri mantelli del potere contro il freddo, mentre il sole sorge infuocando il cielo.

L’alba nel parco è un momento magico. La nostra guida, in contatto costante con le altre, ci porta dritti al cuore dell’azione.

Gli avvistamenti più emozionanti:

  1. La leonessa zoppicante (@Ombika waterhole): è elegante e regale, ma la sua sofferenza è straziante. Vedere l’attenzione immobile di giraffe e zebre puntata su di lei – e sul leone che dorme a poca distanza  – fa capire perfettamente il senso ed il funzionamento della catena alimentare.
  2. La famiglia di elefanti (@Aus waterhole): ho sentito per la prima volta il barrito profondo e potente di un elefante, usato per sgridare un piccolo Dumbo indisciplinato che a sua volta ha sfidato un fenicottero solitario!
  3. Il rinoceronte nero: un avvistamento maestoso e raro.
  4. Uccelli di ogni tipo: dal gigante Secretary Bird al “banana Bird” che assomiglia a Zazu del Re Leone.

Tutto si fonde in un’unica, costante sensazione di gioia e stupore. Davanti a tanta magnificenza, non puoi che sentirti parte di questo tutto meraviglioso.

Giorno 11: Attraversando l’Etosha Pan

Da Anderson Gate a Namutoni Gate – 170 km

Oggi affrontiamo il tragitto più atteso: l’attraversamento dell’Etosha da ovest a est. La zona lungo Salvadora, Sueda e Charistaub che costeggia l’Etosha Pan (un immenso lago salato prosciugato) è surreale. La spianata di sale crea un miraggio all’orizzonte, sembra di essere sulla riva del mare.

È qui che scattiamo la foto iconica del viaggio: quattro orici sdraiati al sole nel biancore abbagliante.

Proseguendo, il paesaggio ci regala:

  • Una cauta mamma giraffa che corre con il suo cucciolo in campo aperto.
  • Un branco di zebre che noncuranti ci bloccano la strada a Rietfontein.
  • Un’immagine indimenticabile: un branco di elefanti quasi bianchi di terra secca del Pan, che si stagliano contro un cielo drammaticamente scuro.

Lascio l’Etosha al Namutoni gate con gli occhi lucidi. Vorrei consigliare la Namibia a tutti perché è stupenda, ma vorrei anche non consigliarla a nessuno, affinché resti incontaminata il più a lungo possibile. Forse solo chi ama profondamente un luogo può capire questa strana sensazione.

Arriviamo all’Onguma Bush Camp stanchi ma felici, e crolliamo a letto dopo una cena deliziosa

Giorno 12: Okonjima, a caccia dei leopardi

Onguma Bush Camp (Tsumeb) – Okonjima Nature Reserve – 350 km

Dopo circa 4 ore di strada asfaltata, arriviamo all’Okonjima Plains Camp, base dell’Afri Cat Foundation, un’organizzazione no-profit la cui missione principale è la conservazione dei grandi felini e la promozione della coesistenza pacifica tra gli allevatori e i predatori selvatici.

Alle 15.30 partiamo per un’escursione in 4×4 alla ricerca dei leopardi. La nostra guida usa uno strano marchingegno per captare il segnale radio del collare della leoparda che stiamo cercando e dopo qualche tentativo vano, finalmente, la troviamo che dorme con la pancia piena.

È un momento di semplice quotidianità per lei: la vediamo sgranchirsi, mettersi a pancia all’aria, e persino sognare (una visione dolcissima, mentre muove le zampe!). Poi si sveglia e inizia a sgranocchiare i resti di una preda, che aveva nascosto dietro ad un albero. La osserviamo incantati mentre il rumore delle ossa che si spezzano è nitido. Un mix perfetto di eleganza e potenza.

Un aperitivo al tramonto in mezzo alla riserva sigilla questa giornata indimenticabile.

Giorno 13: Ritorno a Windhoek e safari a cavallo

Okonjima – Windhoek – Naankuse Wildlife Sanctuary – 440 km

 Il viaggio di ritorno verso Windhoek è segnato da un paesaggio che si fa tristemente cittadino. Ci fermiamo a pranzare in un autogrill, e ve lo scrivo perché si tratta di un gesto che per me sarebbe stato impensabile fare in Sudafrica, ma che in Namibia suggella il senso di sicurezza e accoglienza che ci ha accompagnati sin dal primo giorno.

Gli ultimi 20 km verso il Naankuse Wildlife Sanctuary ci regalano l’ultimo, bellissimo skyline namibiano. Si tratta di una riserva naturale situata  a circa 40 km a est di Windhoek ed è gestita da  un’organizzazione no-profit che ha come missione la conservazione della fauna selvatica, dei paesaggi e delle culture della Namibia. Offre rifugio e una seconda possibilità ad animali feriti, orfani o troppo abituati alla presenza umana per essere rilasciati in natura ;  conduce programmi di ricerca tra fauna selvatica e allevatori ed è attivamente impegnata nel sostegno delle comunità locali San, gestendo progetti come una clinica sanitaria e una scuola pre-primaria.

Il pomeriggio è dedicato a un’esperienza unica: una passeggiata a cavallo nella riserva. Il mio cavallo, che ho chiamato Ciccio, è fortunatamente per me “telecomandato” e  va pianissimo. Passeggiare a cavallo in silenzio, accanto a zebre, impala, orici e struzzi, è un safari immersivo veramente indimenticabile.

I cavalli a fine passeggiata vengono poi liberati dai finimenti e lasciati liberi di pascolare tutta la notte. La ragazza che se ne occupa ci dice che non sempre fanno ritorno alla stalla e che spesso al mattino deve andare a cercarli in giro per la riserva.

Pernottamento e soggiorno al Naankuse Lodge.

Giorno 14: L’ultimo “abbraccio” ai carnivori

 Naankuse Wildlife Sanctuary  – Partenza per l’Italia (45 km)

Oggi pomeriggio dovremo tornare in aeroporto, e poi a casa. Cerchiamo di allontanare il momento della tristezza impegnando la mattinata in un tour organizzato dal lodge per assistere al pranzo dei carnivori durante il quale vediamo gli animali in una fase di eccitazione che durante i safari è rara, e scopriamo che:

  • I Ghepardi sono semplicemente dei gattoni cresciuti: ci corrono incontro (non a noi, alle nostre guide che gli hanno portato il cibo ovviamente, n.d.r.), fanno fusa rumorosissime e miagolano.
  • I Leopardi, seppure in cattività, non si fanno abbindolare dal cibo e mantengono la loro riservata eleganza anche mentre mangiano.
  • Il Caracal, il grande gatto con i ciuffi sulle orecchie, è un saltatore provetto.
  • I Licaoni (African Wild Dog), rari e protetti, ci ricordano quanto sia fragile l’equilibrio della natura.

E per un finale degno di Hollywood: il Leone. Arriva con la sua criniera fluente e la camminata spavalda e ci regala un ruggito potente che risuona fin nelle viscere. E’ stata un’esperienza bellissima, perfetta per chiudere il cerchio.

GIRAFFE ETOSHA PAN
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PARCO ETOSHA: ZEBRE ALL'ETOSHA PAN| GIRAFFE CHE BEVONO | ELEFANTE

PERCHE’ LA NAMIBIA E’ LA MIGLIORE PORTA D’ACCESSO ALL’AFRICA (SECONDO ME)

Torniamo in aeroporto, stanchissimi, ma con il cuore stranamente leggero. Ho lasciato un pezzetto di me qui, ne sono certa. E mentre vedo un gate con la scritta Air Botswana, so bene che la mia love story con l’Africa non è finita qui e intimamente sorrido.

Se qualcuno mi chiedesse: “Da dove dovrei iniziare a conoscere l’Africa vera?”, la mia risposta non avrebbe esitazioni: iniziate dalla Namibia.

Qui si vive un’esperienza che nessun altro posto al mondo è riuscito a darmi con questa intensità e serenità. Ti senti sempre accolto e al sicuro, da Windhoek al più sperduto dei distributori di benzina: la gente è gentile e genuina. I paesaggi sono di una varietà e di una bellezza tale da non lasciare scampo alla gratitudine. E poi ci sono gli animali: all’Etosha, la spianata di sale è un vero e proprio palcoscenico naturale: si dispongono alle pozze d’acqua  in effetti scenici che non vedresti mai altrove, in un balletto corale che nemmeno ne Re Leone è orchestrato così bene.

La Namibia ti conquista con la sua immensità incontaminata, ti sfida con le sue strade sterrate, ti ripaga con cieli stellati commoventi e con l’impressione costante di essere parte di qualcosa di infinitamente grande.

Non ho mai saputo di una mattina in Africa in cui non mi sia svegliato senza sentirmi felice.
(Ernest Hemingway)

Se state sognando l’Africa,  la Namibia è il posto giusto per innamorarsene senza riserve. 

A proposito di strade sterrate, se il sogno africano vi ha già conquistato, qui trovate l’articolo con tutti i dettagli pratici e le dritte imperdibili per organizzare il vostro on the road in Namibia! Buon viaggio! 

L’Africa ti cambia per sempre, come nessun altro posto sulla terra. Una volta che sei stato lì, non sarai più lo stesso. Ma come descrivere la sua magia a qualcuno che non l’ha mai provata? Come spiegare il fascino di questo continente vasto e polveroso, le cui strade più antiche non sono altro che i sentieri degli elefanti? Potrebbe essere perché l’Africa è il luogo di tutti i nostri inizi, la culla dell’umanità, dove la nostra specie si è messa a camminare in posizione verticale per la prima volta nelle savane molto tempo fa?

ISPIRAZIONI DI VIAGGIO

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